giovedì 5 dicembre 2013

DAL GRUPPO MADRI AL GRUPPO NONNE

Patrizia Regazzoni
Il mio primo incontro con il femminismo e' stato con il COLLETTIVO SULLA SALUTE DELLA DONNA   e il self- help in una giornata che non ho più dimenticato al Teatro della Maddalena
Entro e vedo stese su non so cosa, tavoli o scrivanie, delle ragazze che si stanno facendo l' autovisita, circondate da altre ragazze molto interessate e attente e si discute:
del modo di inserire bene lo speculum, del colore della cervice, di come tenere un diario sull' autovisita per vedere i cambiamenti giorno per giorno, insomma vedo un contatto con il proprio corpo che non avevo mai neanche potuto pensare. Naturalmente e' un colpo di fulmine, un vero innamoramento, e io, ho scoperto, sono un tipo fedele, non ho più abbandonato le donne.
Entro a far parte del collettivo sulla salute delle donne e ci rimarrò per diversi anni.

Negli stessi anni , e' il 1976, con alcune compagne che abitavano nella mia strada, Anna, Annamaria, Rita,  facciamo nascere Il COLLETTIVO MADRI
Il primo femminismo della fine degli anni 60 e degli inizi dei 70, di fronte ad una maternità talmente invadente da impedire spesso la ricerca della propria identità, ne ha preso le distanze, ponendo soprattutto l' accento sulla sessualità e sull' autodeterminazione. Per esistere come soggetti e' stato necessario che le donne compissero, in una prima fase, una rottura anche cruenta ( la mutilazione di una parte di se') con l' unica identità da sempre ammessa. Si discuteva del ruolo materno svolto da alcune donne all' interno dei collettivi o del rapporto con la propria madre, ma si faticava ad analizzare se stesse come madri. Questo anche perché la maggior parte delle donne del movimento che prendevano la parola,  avevano scelto in quella fase di non avere figli e perché quelle che li avevano tacevano, sentendosi svalutate in una condizione ancora relegata in un privato incomunicabile, che pareva differenziarle dalle altre.

Io e Silvana, che ci conosciamo proprio in questo gruppo e che siamo le sole ad aver fatto 2 figli, ci sentiamo delle recidive
Insomma, ci rendiamo conto che di una parte della nostra identità - la maternita' -non abbiamo parlato:  il gruppo rispondeva così al bisogno di allargare il confronto sulla condizione privata.
Non ci basta più essere sessualmente definite rispetto alla maternità, ma non per questo vogliamo escludere la sessualità dalla maternità, perché non vogliamo viverla come un momento separato nella vita quotidiana.
Riappropriarci del corpo perché parli la nostra diversità , rintracciare la nostra sessualità attraverso il materno e' un processo di conoscenza; il nostro lavoro e' teso a porre le distanze da tutto ciò che e' servito a inglobare la definizione della donna nella maternità, perché e' stato proprio questo definire il legame sessualità- procreazione, per come era storicamente inteso, che ha impedito alle donne di riscoprire i gesti, le parole del corpo. Riattraversare l' esperienza della maternità collettivamente ci .ha permesso di svelare ciò che era stato sempre taciuto, quanta sessualità si esprime nella gravidanza, nel parto e soprattutto nel rapporto col figlio.


Al collettivo madri si affianca nel 1977 anche il COLLETTIVO SUL PARTO che si riuniva a casa mia e a cui parteciparono diverse donne che non facevano parte del collettivo madri, tra le altre Cristina Damiani che faceva parte con me del Gruppo sulla Salute delle donne, Ida Volpi che diventerà la ginecologa di molte di noi e qualche volta anche Elena Gianini Belotti, oltre ad alcune ginecologhe del Fatebenefratelli
In questo collettivo partivamo dalla critica delle condizioni materiali e psicologiche in cui avevamo partorito: esperienze purtroppo comuni a tante donne. Confrontandoci e approfondendo,  tutte condividevamo il bisogno di recuperare la nostra soggettività in un evento naturale  di cui criticavamo l' eccessiva medicalizzazione (il parto non e' una malattia) a vantaggio, invece, del rispetto dei tempi e delle esigenze delle donne e del loro rapporto col figlio fin dalla nascita e su questo filone volevamo impegnarci.
Non tutte necessariamente favorevoli al parto in casa, ma tutte convinte della necessita' di recuperarne i vantaggi applicandoli agli ospedali.
Su questa linea ci eravamo proposte di scrivere un libro, invece ci limitiamo a curare e tradurre un libro statunitense sul parto in casa "The birth book" di Raven Lang che nella versione italiana intitoliamo " RIPRENDIAMOCI IL PARTO " (Savelli 78), un testo abbastanza ideologico , misticheggiante ed enfatico, ma con foto bellissime e d' impatto prorompente. Dal '78 all' '82 ne vengono stampate ben 3 edizioni e il libro raggiunge anche una certa notorieta' sulla stampa ( un lungo servizio corredato di foto su l' Espresso, uno su "Il manifesto" , un paginone fotografico su "Lotta Continua"
Aggiungiamo nell' introduzione alla prima edizione, le testimonianze delle nostre esperienze dirette  ( quelle di Silvana Pisa, di Angela Cattaneo e la mia) perché il confronto risulti più efficace. Nelle successive edizioni Rosalba Spagnoletti aggiungerà anche schede bibliografiche su altri libri che toccano l' argomento. Angela poi trarrà dal libro spunti per una trasmissione radiofonica sul parto del terzo programma.
Sulla scia di questo relativo successo Silvana e io traduciamo e curiamo anche un altro testo statunitense "PRENATAL YOGA "a cui aggiungiamo schede sui vari metodi " alternativi" in cui e' possibile partorire in Italia. Sempre riferibile all'esperienza di quegli anni e' il libro "L' ALLATTAMENTO AL SENO " scritto da Silvana Pisa e con le foto di Gabriella Mercadini e mie: una sorta di manuale che fornisce informazioni e consigli per affrontare meglio questa esperienza, senza colpevolizzare le donne che scelgono di non allattare.
Il collettivo madri prosegue la sua vita incontrandosi a cena tutti i mercoledì, si confronta    e si discute  sui nodi del nostro essere madri e sulle contraddizioni di una realtà esterna complessa

A novembre del '78 decidiamo di organizzare per dicembre un CONVEGNO SULLA MATERNITA' al Governo Vecchio e lo pubblicizziamo solo con un articolo su Lotta Continua. Vengono un centinaio di donne, molte da altre città e per due giorni si discute: moltissimi interventi, anche interessanti, che registriamo, un incontro positivo per gli spunti di riflessione ricchi e variegati che ne emersero. Raccoglierne ed ordinarne le testimonianze, confrontarle ed intrecciarle con i nostri percorsi soggettivi e con la storia del nostro collettivo in un tentativo d' elaborazione un po' più ampia e sistematica e' stata l' origine del libro "L' altra mamma" a cui alcune di noi si dedicarono.
Il libro e' del 79 ma fa esplicito riferimento alla pratica e alle riflessioni degli anni '70. Oggi ne vediamo meglio certi limiti,  ma ha significato comunque una sottolineatura delle ambivalenze , ambiguità, contraddittorietà reali del ruolo materno in un periodo in cui nel movimento delle donne tutto questo non aveva ancora n'è dignità n'è peso
Abbiamo insistito ad occuparci di questo tema attraverso la riflessione interna e partecipando a seminari, incontri, discussioni, continuando ed approfondendo lo studio e la ricerca sulla maternità, affrontando molte letture in comune. Il patrimonio acquisito con questa nostra esperienza umana, politica e culturale ha sollecitato altri bisogni, portandoci a creare nuovi progetti e a realizzare nuove idee

All' inizio degli anni ' 80 presentiamo alla Provincia e al Comune di Roma una serie di progetti tra cui quello per una Biblioteca delle donne e per dei Gruppi di lettura, che non vengono accolti.

Nel 1982  trasformiamo il collettivo in Cooperativa " IL TACCUINO D' ORO"  Gruppo di studi e ricerche sulla maternità e la condizione femminile -  e in occasione dell' 8 marzo '82  la Provincia ci finanzia una manifestazione a Palazzo Valentini "MARIA, MEDEA E LE ALTRE " : vogliamo affrontare il tema delle ambivalenze della maternita', considerare come e' stata veicolata dall' iconografia tradizionale, dal cinema e dalla stampa degli ultimi anni
La manifestazione  comprende:
- un convegno, a cui hanno partecipato come relatrici Rosssana Rossanda , Manuela Fraire,   Anna Rossi Doria, Elena Gianini Belotti , Maria Grazia Minetti e Giglia Tedesco
- Una mostra fotografica
- Una rassegna stampa sulle contraddizioni del ruolo materno ( ce n'e' una copia qui ad Archivia )
- una rassegna cinematografica sulla maternità tra cui :
"Sinfonia d' autunno" di Ingmar Bergman
" Bellissima" di Visconti
"Les heritieres "  appena uscito, di Marta Medzaros,  una regista ungherese,  sull' utero in affitto
ecc.

Nella seconda meta' degli anni 80 presentiamo alle istituzioni la proposta di un convegno su "apparire per essere - vestito e corpo, immagine e realtà " che non si farà mai.


Facciamo dei viaggi per  propagandare i libri che abbiamo fatto e la mostra
La maggior parte delle nostre " trasferte " collettive si svolge nel primo triennio degli anni 80 e quella dei " viaggi militanti " e' una delle parti più divertenti della vita del nostro collettivo.
Dopo i nostri libri ' L' altra mamma " e " Maria, Medea e le altre " collettivi di donne e associazioni femminili ci invitano ad iniziative e convegni e noi andiamo.
Oltre che nei consultori romani giriamo su e giu' per l'  Italia e non solo, con grande impegno: Firenze, Milano, Brescia, Orvieto, Ferrara, l' Aquila, Parigi, Berlino, Venezia, Pordenone
Andiamo invece come uditrici, ai convegni di Paestum , a quello di " Donne e follia" di Firenze, " Donne e psicanalisi " " Donne e violenza"


1983/1989
Di fatto la cooperativa e' finita, torniamo ad essere solo il collettivo maternità, che non avevamo peraltro mai interrotto
In questi anni consideriamo talmente importante il rapporto con la psicanalisi ( e infatti due di noi cominceranno da quegli anni il loro percorso professionale in questo campo ) che, oltre ai corsi al Virginia Woolf alcune di noi fanno un gruppo sul narcisismo dall' autunno dell' 82 al giugno dell' 83
Al Virginia Woolf, che  diventa un luogo molto importante per la nostra crescita e che ci legherà indissolubilmente al Buon Pastore,  seguiamo soprattutto  due filoni: psicanalisi e letteratura. Ci appassioniamo su certe letture fatte insieme nel collettivo: La principessa di Cleves, Amore e Psiche, i racconti di Karen Blixen, leggiamo, discutiamo, scriviamo.
Seguiamo i corsi di Letteratura greca di Ileana Chirassi Colombo , i Dialoghi con le madri di Maria Grazia Minetti e per quattro anni i corsi di Psicanalisi di Gabriella Ripa di Meana, di cui mi ricordo un anno il corso su "Anna O"  e l' ultimo anno il corso su "Analisi terminabile e interminabile".
Seguiamo la vita politica e continuiamo a partecipare insieme alle manifestazioni: contro i missili a Comiso, i funerali di Berlinguer, per mano a Piazza del Popolo alla manifestazione contro il razzismo, le numerose mobilitazioni per l' assegnazione del Buon Pastore al Movimento delle donne, e poi Cernobyl e il referendum sul nucleare
Sempre nell' 83 il nostro collettivo decide di partecipare al concorso letterario della rivista " Noi donne" che scade l' 8 marzo . In un mese ognuna di noi scrive un raccontino autobiografico che ci leggiamo ad alta voce nel gruppo. Chiamiamo il manoscritto ALBUM : il concorso non lo vinciamo ma ci siamo divertite molto.
Gli anni 83/84 vedono il nascere e lo svanire delle nostre proposte "pubbliche", le discussioni sul Sottosopra della Libreria delle donne di Milano e quelle sul seminario di Dominijanni su Foucault. In pillole impariamo " l' affidamento" anche se " la pratica della disparità" ci risulta un po' ostica e ci consoliamo col riconoscere che " l' invidia e' generosa perché riconosce all' altra un di più"

1991/2000
Il collettivo e la politica
Alcune donne lasciano il collettivo e altre ne entrano a far parte
Tante del collettivo si iscrivono alla sezione del PDS , altre partecipano alle iniziative e contemporaneamente alcune compagne della sezione entrano nel collettivo e oltre a far politica con la sezione sul territorio e ad aver aperto anche  un " centro dei diritti" lanciamo e gestiamo un " mercatino dell' usato " alle feste cittadine dell' Unita'
Di fatto la sezione e il coordinamento delle donne PDS di Roma, di cui Silvana e' responsabile dal 94, producono in quegli anni tante iniziative che hanno in parte a che vedere con la nostra pratica femminista. Due in particolare : il gruppo con Manuela Fraire  che durerà oltre un anno quello con Paola Piva, ( le Mosche Bianche ), sulle donne nella Pubblica Amministrazione.
Anche Paola, reduce da una significativa esperienza di consigliera comunale, da quella fase parteciperà al collettivo.
Sono anni "politicamente " complicati: la guerra del Golfo e l' implosione dell' URSS, Tangentopoli e l' ascesa di Berlusconi , il Governo dell' Ulivo e la guerra nei Balcani.
Un po' per la nostra militanza impegnata nei diversi livelli del partito, un po' per un cambiamento che  e' nell' aria, questo e' un periodo in cui la politica ufficiale prende il sopravvento sulle vite di alcune di noi : Silvana e Nanda sono elette nelle Istituzioni. Verso la fine del decennio s' innesta un malessere profondo - soprattutto per le vicende legate alla guerra dei Balcani e all' intervento armato dell' Italia in Kosovo - che porterà alcune di noi ad allontanarsi dal Partito e, quando questo cambierà ragione sociale, a scegliere strade politiche diverse.
Questo fatto ridisegnerà anche la nostra geografia interna: alcune sceglieranno il PD , altre quel che resta della Sinistra. Le discussioni tra noi sono accese, ma non incrinano il rapporto, anche per la fluidità delle situazioni. Ci vogliamo bene- anche con intermittenze- e ci ritroviamo sempre d'accordo sui temi della libertà femminile.

2001/2010
Sono anni critici: nel 2001 la destra ha vinto le elezioni, il G8 di Genova finisce in un mattatoio, dall' 11 settembre siamo in guerra , anche se  viene chiamata missione di pace per la democrazia.
Anche le vite di alcune di noi sono travolte da avvenimenti dolorosissimi:  il cancro e la morte. Tra le morti, quella più incredibile di tutte: la perdita di Ivan, il figlio di Francesca e di Dino. Il figlio di una di noi del collettivo madri, che e' anche un po' figlio nostro.
Siamo diventate un gruppo " resistente", anche se sempre meno produttivo dal punto di vista creativo.  Alcune di noi lavorano ancora, altre sono impegnate nel volontariato, e altre ancora da impegni materiali. In questi dieci anni siamo diventate nonne di 15 nipoti.

2013 COLLETTIVO NONNE
alcune di noi  nonne, piu alcune nonne esterne al nostro gruppo hanno messo su per alcuni mesi un Collettivo Nonne
Vi leggo alcune considerazioni sul collettivo nonne di Simona Lunadei, una delle nonne del gruppo:

" sono emerse, con sfumature ed accentuazioni differenti, alcune contraddizioni dell' esperienza dell' essere nonne.
1. Il grande timore e disponibilità, ma anche timore di essere " usate" . Incertezza e perplessità su come i nostri figli, più che i nostri nipoti, percepiscono il nostro diverso ruolo al loro fianco.
2. Difficoltà ad accettare di essere indispensabili nella cura e marginali nelle scelte
3. Fatica ad instaurare una relazione con le madri che, figlie o nuore, comunque richiede una relazione tra donne di diverse eta' ed esperienze. Noi proveniamo dal femminismo e dalla passione per il mondo, che si e' tradotto in un forte impegno politico e non riusciamo, forse per un ascolto superficiale, a cogliere un terreno comune dal quale partire per una relazione tra diverse esperienze.
4. Reticenza a metterci in discussione ed accettare una rilevanza che non può non essere sullo sfondo delle loro vite. Ci ritraiamo per paura del conflitto e nello stesso tempo vorremmo essere riconosciute come maestre.
5. Aspirazione ( frustrata ) ad instaurare relazioni inclusive e paritarie con figli/e e riproduzione meccanica di rapporti familiari. Le battaglie per l' autodeterminazione, che hanno anche comportato un rifiuto della famiglia come luogo dell' alienazione, sembrano essere negate dal desiderio di preservare la stabilita' per figli e nipoti. Vedi l' acuta sofferenza quando e' in atto una separazione del nucleo familiare.
6. Punto di domanda, da appurare ( lo abbiamo sollevato al termine dell' ultima riunione)
   Perché, nella produzione eccessiva di foto, noi nonne non siamo rappresentate . E ' una cancellazione voluta, anche se non consapevole, oppure........

Oggi, 37 anni dopo,  continuiamo a vederci, non abbiamo mai smesso, anche se non più settimanalmente ma ogni 15 giorni, sempre nelle nostre case, sempre con una di noi che prepara la cena. Un po' più vecchie, un po' più stanche, ma sempre piene di cose da fare, politica, nipoti, volontariato,  e quindi di corsa, come sempre. Il nostro e' diventato un collettivo degli affetti.

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