venerdì 6 dicembre 2013

CASA MATERNITA’ “LA VIA LATTEA” DI MILANO

 Relazione di Nadia Morello

La Via Lattea è la prima realizzazione di una Casa Maternità in Italia e nasce nel 1990 a Milano. Le Case Maternità sono nate negli Stati Uniti negli anni 70 come luoghi demedicalizzati per l'assistenza ai parti fisiologici. Si diffusero in Europa negli anni 90, soprattutto in Germania e Svizzera. In Italia l'avvento delle Case non fu facile né rapido. Tutto ciò che riguardava la gravidanza e il parto dipendeva (e dipende) dai medici e dagli ospedali e per la donna rimaneva (e rimane) un'esperienza individuale, spesso in solitudine, spesso carica di ansie e paure.
Il grande fermento degli anni 70 e 80 nell'ambito ostetrico vide il formarsi di gruppi e associazioni che avevano l'obiettivo di restituire ai protagonisti della nascita, le madri, i padri e i loro bambini, il diritto ad un'esperienza sicura, intima e partecipata che evitasse gli scempi delle sale parto dei decenni precedenti. Necessitavano quindi altri luoghi del parto, fuori dagli ospedali. In Italia ci fu una spinta verso il parto a domicilio e fu quasi obbligata data la difficoltà di ottenere fondi per aprire nuove strutture e permessi per farle funzionare. A noi capitò un'occasione.
Il progetto iniziale fu quello di una Casa del Parto e questo nome è indicativo di cosa pensavamo di
fare là dentro. Assistere i parti, quelli "normali", a basso rischio, fuori dall'ospedale.
La realizzazione fu possibile grazie all'incontro tra operatori della nascita e operatori del Villaggio
della Madre e del Fanciullo di Milano, un ente laico e privato sorto nel dopoguerra per offrire rifugio e
assistenza ostetrica ed educativa a madri nubili minorenni. La presidente e fondatrice del Villaggio,
Elda Scarzella, e la sua segretaria, la danese Noonfjall,   furono convinte promotrici di quella che
allora veniva chiamata "nascita senza violenza" ed erano altrettanto convinte che una buona nascita
fosse la premessa per una buona relazione mamma bambino. All'interno del Villaggio esisteva una
sala parto (una stanza con un lettino ostetrico) ed esisteva l'autorizzazione per un'assistenza
extraospedaliera alla nascita ma nessuno la utilizzava più da tempo, le ragazze partorivano tutte in
ospedale
Noi volevamo fare in modo che lì, in una casa che non fosse quella della donna, potessero tornare a
nascere i bambini.

Paola Stelliferi Maternità: riflessioni femministe dai primi anni Settanta al Convegno “Chi ha paura della cicogna?”1


“Per rimuovere un'oppressione non c'è altro mezzo
che tornare ai propri desideri originari
 e farli scontrare con la realtà”.
 Carla Lonzi, Taci anzi parla, (p.1140)



Fratture
Questo intervento prende le mosse da un saggio scritto dalla storica Anna Scattigno alla fine degli anni Novanta (La figura materna tra emancipazione e femminismo), ripreso e discusso questa estate alla scuola estiva della Società Italiana delle Storiche2.
Nell'affrontare il complesso e ambivalente rapporto tra neofemminsimo e maternità, Scattigno ha deciso di partire dall'incipit di un testo di Luisa Passerini, Autoritratto di gruppo3, dedicato alla memoria della generazione del Sessantotto:

“Alle radici della nostra memoria, in decine di storie di vita, trovo una frattura. La nostra identità si costruisce a partire dalle contraddizioni. Anche i racconti che sottolineano la continuità della propria vita estraggono dalla materia autobiografica i temi ricorrenti della scissione, della differenza, del contrasto”.

La frattura a cui si riferisce Passerini - Scattigno è al contempo generazionale e culturale.
La generazione nata nel secondo dopoguerra e cresciuta negli anni Sessanta – nel periodo in cui in Italia si inventava la tradizione e lo stereotipo del “mammismo” (come ha scritto Marina D'Amelia), è stata caratterizzata da una frattura con il passato (da una spinta emancipatrice nei confronti della famiglia, della società e della storia precedente) che è stata ambigua e ambivalente nei confronti dei padri, mentre è stata violenta e profonda nei confronti delle madri: “la madre era tutto ciò che non si voleva diventare nella vita”.

giovedì 5 dicembre 2013

Donne al centro della scena del parto. Riflessioni a partire dal lavoro di Barbara Duden


Silvia Tozzi

Si può dire che il femminismo –con le sue complessità di esperienze e di soggetti- ha subito sconfitte sul piano politico. Ma non si può negare la straordinaria longevità e persistenza di certi sedimenti culturali, a cominciare dal rovesciamento delle categorie maschili sul vissuto corporeo.
Nei nostri incontri sul self-help degli anni ’70 riemerge un lascito che ancora è sentito perfino tra le più giovani.
            In un convegno organizzato dall’Associazione METIS a Milano nel 1998 (Corpi soggetto. Pratiche e saperi di donne per la salute, Franco Angeli, 2000, pp.37-38). Luciana Percovich così descriveva il senso di scoperta  provato nel gruppo per una Medicina delle Donne nei primi anni ’70:
“Quando…cominciammo a parlare con lo stile di allora, cioè partendo da noi stesse, delle varie questioni che i nostri giovani corpi ci ponevano con urgenza –un aborto mal digerito, un inizio di gravidanza minacciato da un’epidemia di rosolia, disagi incontrati con la propria sessualità, e lo facevamo con tutta l’ingenuità, l’apprensione e l’entusiasmo della consapevolezza di sfidare secoli di divieti e tabù- una delle prime cose che balzò ben presto con tragica evidenza ai nostri occhi fu lo stupore nel constatare come tutte le funzioni connesse ai nostri normali cicli fisiologici ricadessero nella sfera della malattia, e quindi sotto il controllo della medicina”. Quello stupore generò gesti di ribellione collettiva. Collegato con questo, “il secondo elemento che ben presto acquisimmo con sconsolante lucidità fu la constatazione di come fosse impossibile delimitare  il discorso che partiva dai nostri corpi all’ambito della salute/medicina, perché riscoprivamo…quel nesso negato-coperto-ridicolizzato con l’avvento della scienza occidentale tra mente-corpo emozioni e desideri”, Aggiungeva: “E sarà utile ricordare che allora non eravamo in molti né in molte a cercare di rimettere insieme ciò che era stato separato, qualche secolo prima, con la violenza unita di Chiesa e nascente corporazione medica”.   

Il ruolo dell’ostetrica negli ultimi trent’anni


Ornella Fantini, ostetrica

Scaletta:

-I dati italiani dopo 30 anni dal Convegno “ Chi ha paura della cicogna’”

-Il percorso formativo delle ostetriche. Laurea breve . Percorso di studio. Quale esperienza?

-Il ruolo del Medico. Il parto negli ospedali. Medicalizzazione e indicazioni.
Epidurale sì, epidurale no. Gestione patogenica della nascita e ostetricia difensiva.

-Età materna – scelte e priorità

-I corsi di accompagnamento alla nascita – Informazione – Allattamento – Scelta dei luoghi del parto

-Decreto Legge 29/2011- Regolamentazione / Rimborso parto extraospedaliero. Punti di forza e criticità.

-Nascere a Roma

- Il ruolo delle ostetriche e il ruolo delle donne oggi nel parto .


DAL GRUPPO MADRI AL GRUPPO NONNE

Patrizia Regazzoni
Il mio primo incontro con il femminismo e' stato con il COLLETTIVO SULLA SALUTE DELLA DONNA   e il self- help in una giornata che non ho più dimenticato al Teatro della Maddalena
Entro e vedo stese su non so cosa, tavoli o scrivanie, delle ragazze che si stanno facendo l' autovisita, circondate da altre ragazze molto interessate e attente e si discute:
del modo di inserire bene lo speculum, del colore della cervice, di come tenere un diario sull' autovisita per vedere i cambiamenti giorno per giorno, insomma vedo un contatto con il proprio corpo che non avevo mai neanche potuto pensare. Naturalmente e' un colpo di fulmine, un vero innamoramento, e io, ho scoperto, sono un tipo fedele, non ho più abbandonato le donne.
Entro a far parte del collettivo sulla salute delle donne e ci rimarrò per diversi anni.

Negli stessi anni , e' il 1976, con alcune compagne che abitavano nella mia strada, Anna, Annamaria, Rita,  facciamo nascere Il COLLETTIVO MADRI
Il primo femminismo della fine degli anni 60 e degli inizi dei 70, di fronte ad una maternità talmente invadente da impedire spesso la ricerca della propria identità, ne ha preso le distanze, ponendo soprattutto l' accento sulla sessualità e sull' autodeterminazione. Per esistere come soggetti e' stato necessario che le donne compissero, in una prima fase, una rottura anche cruenta ( la mutilazione di una parte di se') con l' unica identità da sempre ammessa. Si discuteva del ruolo materno svolto da alcune donne all' interno dei collettivi o del rapporto con la propria madre, ma si faticava ad analizzare se stesse come madri. Questo anche perché la maggior parte delle donne del movimento che prendevano la parola,  avevano scelto in quella fase di non avere figli e perché quelle che li avevano tacevano, sentendosi svalutate in una condizione ancora relegata in un privato incomunicabile, che pareva differenziarle dalle altre.

martedì 3 dicembre 2013

DAL SELF HELP AD UNA NUOVA CULTURA DELLA NASCITA


Angela Petrotta, psicologa

Nel preparare questo intervento ho cercato di ricostruire il percorso che ci ha portato ad organizzare il convegno “chi ha paura della cicogna?” e a continuare ad occuparci di quelle tematiche anche negli anni successivi.
            Non è stato facile mettere ordine nel turbine di ricordi ed eventi di una fase storica così ricca e stimolante, a livello sia dell’impegno politico che anche della mia vita personale. Le date nella mia memoria erano incerte e ho dovuto ricostruire il percorso storico seguito cercando anche tra l’abbondante materiale (libri, documenti…) che ho conservato.
Negli anni ’70 all’interno del movimento femminista grande attenzione veniva data ai temi legati al rifiuto del ruolo femminile tradizionale di moglie e madre e alla cosiddetta “liberazione sessuale”.
A questo proposito l’attenzione era concentrata sulla contraccezione e sulla lotta per la legalizzazione dell’aborto, visti come presupposto alla liberazione dal vincolo biologico che storicamente aveva sempre confinato le donne in quei ruoli

            Anche all’interno del gruppo femminista per la salute della della donna (self help), che concentrava il suo impegno nel ridare alle donne la competenza sulla propria salute, l’attenzione era data soprattutto al ciclo mestruale, alla contraccezione, alla sessualità. 
            Nel convegno organizzato dal gruppo di self help nel 1977, per la prima volta tra i vari gruppi di approfondimento delle diverse tematiche legate alla salute, si affacciò timidamente il “gruppo maternità”.

domenica 17 novembre 2013

ARCHIVIA - SELF-HELP RIPARLIAMONE

ARCHIVIA - SELF-HELP RIPARLIAMONE

Archivia presenta la quarta giornata di Self-help riparliamone, che si svolgerà sabato 7 dicembre 2013, ore 9:30-18:30, presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, via della Lungara 19 (zona Trastevere). L'incontro ha per titolo: "CHI HA PAURA DELLA CICOGNA 30 ANNI DOPO? SELF-HELP, NASCITA, MATERNITA': RIPARLIAMONE."
La giornata comprende relazioni e spazi di approfondimento e di dibattito. Le relazioni saranno disponibili sul blog www.self-helpriparliamone.blogspot.com e sulla pagina facebook "Self help riparliamone", prima del 7 dicembre per favorire la condivisione e il confronto.
L'iniziativa è coordinata da Livia Geloso, consigliera di Archivia. Del gruppo Self-help riparliamone fanno parte donne di varie generazioni che condividono tre fondamentali finalità: la diffusione di informazioni sulla pratica del self-help; il confronto tra generazioni su questa pratica; la ricostruzione della storia del self-help in Italia.
La partecipazione è gratuita. L'iscrizione è gradita e può essere effettuata sul blog, sulla pagina facebook e all'e-mail archivia.cidd@libero.it . Per informazioni sulle altre attività di Archivia visitare il sito www.archiviaabcd.it .
Info 06.68401720 - 347.0320176

Per Archivia
Livia Geloso

"CHI HA PAURA DELLA CICOGNA 30 ANNI DOPO? PROGRAMMA

Archivia presenta la quarta giornata di Self-help riparliamone
dal titolo:
"CHI HA PAURA DELLA CICOGNA 30 ANNI DOPO?
SELF-HELP, NASCITA E MATERNITA': RIPARLIAMONE."
Sabato 7 dicembre - ore 9:30-18:30
Casa Internazionale delle Donne di Roma
Via della Lungara 19 - Sala Simonetta Tosi (piano terra)

PROGRAMMA

9:30 Apertura lavori, Gabriella Nisticò (presidente Archivia)
9:50 Introduzione e coordinamento, "Lavorare all'intreccio di corporeità, politica, immaginario e generazioni", Livia Geloso (consigliera Archivia)
10:10 "Il convegno del 1983: com'è nato, su quali problemi", Cristina Damiani (ginecologa)
10:30 "Dal self-help ad una nuova cultura della nascita", Angela Petrotta (psicologa)
10:50 "Il ruolo dell'ostetrica negli ultimi trent'anni", Ornella Fantini (ostetrica)
11:10 "All'inizio le madri", Luciana Percovich (scrittrice e studiosa del simbolismo femminile)
11:30 Approfondimenti e dibattito
13:30 Pausa pranzo
15:00 "Maternità. Riflessioni femministe dai primi anni Settanta al convegno 'Chi ha paura della cicogna?' (1983)", Paola Stelliferi (dottoranda)
15:20 "La donna al centro della scena del parto a partire dal lavoro di Barbara Duden", Silvia Tozzi (storica del movimento per la salute delle donne)
15:40 "Nascere nella casa di maternità della cooperativa La Via lattea di Milano", Nadia Morello (ostetrica) e Lidia Magistrati (educatrice)
16:00 "Dal Gruppo madri al Gruppo nonne", Patrizia Regazzoni (socia Archivia)
16:20 "Generazioni di madri e non...", Federica Paoli (storica)
16:40 Approfondimenti e dibattito
18:30 Conclusioni e chiusura

domenica 10 novembre 2013

Un ponte tra gli anni Ottanta e oggi

Il ruolo di Archivia è tessere collegamenti tra il passato e il presente attraverso l'incontro tra donne di generazioni diverse. L'iniziativa Self-help riparliamone sviluppa questa finalità relativamente all'esperienza dei gruppi di self-help e del movimento per la salute delle donne.
La quarta giornata d'incontro e di studio, che si svolgerà sabato 7 dicembre, parte dal convegno "Chi ha paura della cicogna?" che si tenne, a Roma, nel marzo 1983, sono passati trent'anni. Il convegno del 1983 era dedicato alla nuova cultura della nascita e del parto e al progetto di "Casa di maternità".
Vogliamo riportare alla luce quel momento e tracciare il paesaggio di questi trent'anni sulle tematiche e le esperienze della nascita, del parto, della maternità nell'ottica del self-help. Anche per questo, dovendo scegliere il titolo della giornata, abbiamo voluto riprendere quello del 1983: "Chi ha paura della cicogna trent'anni dopo? Self-help, nascita, maternità: riparliamone".
Il convegno del 1983 venne organizzato dalla Cooperativa DO.RI.S. (Documentazione-Ricerca-Salute), la cooperativa formata dalle donne del Gruppo Femminista per la Salute della Donna (GFSD) di Roma, in collaborazione con l'Assessorato ai Servizi sociali della Provincia di Roma. La Cooperativa DO.RI.S. gestiva un Centro di salute e un Centro di documentazione e diffusione di informazioni sulla salute delle donne.
Per dare inizio alla costruzione di questo nuovo "ponte", leggiamo insieme la relazione introduttiva del convegno del 1983.

"Nuova cultura della gravidanza e del parto"
Rita Mazzone, presidente della Cooperativa DO.RI.S. 

La Cooperativa DO.RI.S., già Gruppo femminista per la salute della donna, è formata da donne che lavorano sul problema della salute. Nell'attività svolta fino adesso abbiamo sempre cercato di stimolare la partecipazione, l'intervento sulla gestione della salute nei vari momenti della vita delle donne: mestruazioni, contraccezione, gravidanza, parto, menopausa, sessualità. Il nostro

venerdì 19 aprile 2013

SH materiali 20 aprile 2013

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Educazione sessuale, una questione aperta.
Stefania Girelli
L’educazione sessuale ed io ci siamo incontrate nei primi anni Novanta. Avevo circa ventun anni, da poco diplomata come assistente sanitaria lavoravo in un consultorio familiare pubblico, e iscritta all’università seguivo i corsi di storia. Il consultorio era un luogo che destava il mio interesse e curiosità per il tipo di azioni e pensieri che li circolavano, per le persone che vi lavoravano e che avevo incontrato durante gli anni di formazione e studio. Il consultorio  familiare faceva capo allora alla Ussl - oggi Asl  - struttura di base del Servizio Sanitario Nazionale. Insomma, lavoravo nelle strutture di cura e prevenzione nate nel corso degli anni Settanta di cui studiavo all’università; incontravo operatrici che avevano partecipato ai diversi avvenimenti che, in parte, si erano tradotti nei servizi e nei progetti  territoriali in cui ora mi muovevo. Un’esperienza inseguita e desiderata: sono stati anni di formazione, pensiero e relazioni, molto intensi. E’ in quel lasso di tempo che ho incontrato il femminismo, quello della differenza, diverso da quello delle operatrici dei servizi, e l’ho incrociato cercando materiale per approfondire i temi dei corsi di educazione sessuale che, come operatrice pubblica, preparavo per le scuole di diverso ordine e grado. Sì perché il consultorio familiare, così come indica la legislazione regionale (1) specifica della Lombardia e del Lazio, deve fare educazione sessuale come attività di prevenzione e promozione della salute delle persone. Di quell’incontro, con il femminismo della differenza alla Libreria delle Donne di Milano - incontro che mi parve naturale data la ricerca di documenti e altro in cui ero impegnata - ricordo ancora lo stupore provato nel notare come il materiale raccolto non fosse già conosciuto dalle operatrici dei servizi territoriali. Erano riflessioni, proposte, protocolli e sperimentazioni che riguardavano gli stessi temi e argomenti, in particolare la sessualità, di cui si occupavano. Poi, approfondendo durante gli studi universitari e l’attività lavorativa ho compreso meglio la complessità e varietà di contesti e situazioni, anche se lo stupore, per il mancato incontro, era e forse rimane immutato.  Ad ogni modo risultato di quegli intrecci e di quegli anni è stato una tesi sull’attività di un consultorio familiare milanese; la frequenza di un corso di specializzazione come esperta della metodologia dell’educazione alla sessualità; l’educazione sessuale e la prevenzione della violenza sessuale come materia viva di lavoro ancora oggi, non più come dipendente di un consultorio familiare, ma come professionista e consulente nelle associazioni del terzo settore e in alcuni servizi pubblici.

giovedì 18 aprile 2013

SH materiali 20 aprile 2013

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Il corpo delle altre, uno sguardo antropologico di genere.
Serena Fiorletta


Dov'è il corpo? Immediatamente mi domando: il corpo di chi? Il mio, quello delle altre, le altre chi?
Nel momento in cui sono entrata a far parte del gruppo "Self – Help, riparliamone", ho scoperto, insieme alle donne che ne fanno parte, l'importanza storica che questo "femminismo nel femminismo" aveva portato avanti attraverso la ri – presa del corpo. La consapevolezza a cui le auto visite avevano portato, nel passaggio generazionale, è andata in parte persa. Quando nei nostri incontri ci viene raccontato cosa fossero e come funzionassero questi gruppi, ma sopratutto come funzionano i nostri corpi, ci è capitato a volte di restare stupite. E' perché quella conoscenza approfondita di me e del mio corpo io non ce l'ho... Quel tipo di indagine fisica, l'esplorazione pratica di sé, tanto da sapere esattamente cosa accade, è oggi in un certo senso nuovamente delegata alla medicina. Capire che la pillola non mi piaceva, non mi dava quella libertà che cercavo, mi allontanava da una percezione di me stessa, è stata una scoperta solitaria. Il tanto odiato ciclo mestruale con i suoi dolori e odori mi mancava, quella scia di sangue è traccia di me. Ma non è mai stata traccia di un noi, come è invece accaduto per le donne del Self – Help. Recuperiamo quindi la storia di questa vicenda che rischia di sparire e vediamo poi se è possibile farne nutrimento per il presente. Non è detto che la conclusione sia rifare i gruppi di self -help ma il corpo delle donne continua ad essere perno anche nei femminismi attuali, occidentali e non occidentali.

mercoledì 17 aprile 2013

SH materiali 20 aprile 2013

Questo sesso che non è il sesso (articoli da DWF).
Angela Lamboglia e Valeria Mercandino


Abbiamo pensato di portare nelle discussione alcune delle riflessioni nate nella costruzione dei due numeri di Dwf del 2011 dedicati alla sessualità. Sono riflessioni nate in un momento in cui nei media e nella politica si parlava molto di sesso, sulla scia degli scandali sessuali di Berlusconi, ma allo stesso tempo, a fronte di una presenza quasi ossessiva di questo discorso sul sesso, ci sembrava che invece la sessualità non fosse abbastanza presente nei nostri discorsi quotidiani, compresi i discorsi del nostro collettivo.
Diversamente occupate è nato infatti dalla riflessione e dalla costruzione di due numeri di Dwf sul tema del lavoro. Il tema della sessualità e del corpo in quel momento non era presente nei nostri discorsi, solo successivamente siamo arrivate a interrogarci su queste questioni e anche su questa iniziale mancanza di parola.
L'impressione era, e per certi versi rimane, che il discorso sulla sessualità, anche tra donne e anche tra donne che fanno politica insieme, tenda ad arrestarsi in ambiti ben precisi, attorno a precise istanze politiche – aborto, contraccezione, contraccezione di emergenza, ad esempio -, ma che poi corpo e sessualità rimangano dei rimossi.
Ci sembra che da questo derivi, da una parte, una profonda solitudine nel vivere le proprie esperienze, dall'altra, un supporto a dinamiche che non vanno in direzione di una maggiore libertà. Intendiamo dire che la libertà sessuale, spesso data per scontata, non coincide necessariamente con la libertà del desiderio.

SH materiali sabato 20 aprile 2013

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Mestruazioni e Generazioni
Claudia Bruno

“Non mettere in vagina quel che non metteresti in bocca”.
Incontrare oggi le donne del self-help

“Non mettere in vagina quel che non metteresti in bocca”, ci hanno detto Livia e le altre sorridendo con la ‘bocca di sopra’ la prima volta che ci siamo incontrate, lasciando me e le mie compagne letteralmente spiazzate. “L’apertura dell’utero può assumere la forma di una lineetta, di un cerchietto, di un puntino”, “osservato al microscopio il muco dell’ovulazione cristallizza a felce, come la neve”, “i colori, gli odori, le consistenze cambiano”, “per curarci infezioni e piaghette usavamo yogurt, miele, erbe” ci hanno raccontato le donne del self-help romano, come per svelarci una favola antichissima.

Non è che eravamo spiazzate per pudore, voglio dire, erano mesi che parlavamo di ‘sessualità’. È che proprio non ne sapevamo niente. Ci eravamo perse qualcosa? Sì, qualcosa che ci riguarda eccome, che è già qui tra noi, proprio adesso, e che avevamo completamente dimenticato. Tutto ciò, era drammaticamente divertente.

Il self-help? Prima di incontrare Livia ed altre che hanno fatto parte del movimento per la salute delle donne negli anni Settanta ne avevo sentito parlare solo sui libri all’interno del mio percorso di ricerca. Ma è stato quando ho potuto ascoltarne testimonianza diretta che mi è apparso ben più evidente come il meccanismo della delega all’autorità medica non sia ancora stato messo davvero in discussione all’interno della nostra cultura della corporeità, una cultura tutt’ora altamente tecnicistica che tende a separare e dividere – corpo e mente, parti del corpo da altre parti del corpo, paziente da medico, dolore da piacere, prevenzione da cura, casa da ospedale, vita da morte, benessere da malattia, saperi autorevoli da tradizioni popolari, ‘bocche di sotto’ e ‘bocche di sopra’.

lunedì 15 aprile 2013

"Il self-help e l'approccio corporeo alla corporeità"

SH Materiali 20 aprile 2013
Relazione introduttiva a cura di Livia Geloso

"Il self-help e l'approccio corporeo alla corporeità"


Il self-help ci ha fatto ri-incontrare
Riparlare del self-help con donne delle generazioni successive alla mia, soprattutto con donne che sono nate negli anni Settanta e Ottanta, e che hanno ripreso criticamente l'eredità del neofemminismo, sta ridando nuova vita all'esperienza conservata dentro di me. Credo ne sia stato simbolo il sogno di avere di nuovo le mestruazioni - io che sono nata negli anni Cinquanta -, sogno che ho fatto dopo una riunione con alcune di loro nel novembre scorso, nella biblioteca di Archivia.
Le mestruazioni hanno avuto, infatti, un posto centrale nell'approccio corporeo alla corporeità che i gruppi di self-help hanno sviluppato. Le mestruazioni insieme alla sessualità sono stati tra i campi d'esperienza fondamentali e tra i temi più importanti di riflessione delle donne dei gruppi di self-help, alla ricerca di un nuovo modo di fondare le identità e gli orizzonti di senso, a partire dall'esperienza corporea condivisa. Le mestruazioni e la sessualità saranno anche al centro di questo terzo incontro dell'iniziativa Self-help riparliamone; declinate da donne della generazione degli anni Settanta e Ottanta, che si sono imbarcate nell'impresa di tessere dei fili di memoria e di esperienza tra il passato e il presente del movimento delle donne, in particolare rispetto alle pratiche.

domenica 7 aprile 2013

Terza giornata di Self-help riparliamone dal titolo:

Terza giornata di Self-help riparliamone dal titolo:

"SELF-HELP, CORPOREITA' E GENERAZIONI"

Sabato 20 aprile 2013, ore 9.30-18.30

Casa internazionale delle donne di Roma - Sala Simonetta Tosi

Programma

9.30: Saluti e Introduzione Il self-help e l'approccio corporeo alla corporeità, Livia Geloso (consigliera di Archivia)
9.50: Pratiche femministe e presa di parola, Federica Paoli
10.10: Mestruazioni e generazioni, Claudia Bruno
10.30: Questo sesso che non è il sesso (articoli dalla rivista DWF), Angela Lamboglia e Valeria Mercandino
10.50: Educazione sessuale, una questione aperta, Stefania Girelli e Pina Caporaso
11.20: Il corpo delle altre, uno sguardo antropologico di genere, Serena Fiorletta
11.40: Corpi che contano?, Viola Lomoro
12.00: Formazione dei gruppi di discussione
13.00: Pausa pranzo
14.00: Ripresa del lavoro nei gruppi
15.30: Break
16.00: Relazioni dei gruppi di discussione nella riunione plenaria 
17.00: Proiezione del documentario "Così è se vi pare. Il Movimento per la vita in Italia." di Irene Dionisio (74 min.) con introduzione di Giulia Druetta del Gruppo Altereva di Torino
18.30: Conclusioni e chiusura

Alla giornata collabora la Libreria Tuba di Roma.

mercoledì 20 marzo 2013


SELF-HELP in sintesi

SELF-HELP in sintesi

Ci sembra utile ricordare che il self-help femminista, in sintesi, consisteva: nell'osservazione dei genitali esterni ed interni praticata sia individualmente sia in gruppo; nell'osservazione del ciclo mestruale quotidiana per 6 mesi-1 anno, e raccolta di dati in quaderni e schede, da continuare poi meno frequentemente; nell'osservazione dello stato di salute dei genitali esterni ed interni per imparare a riconoscere i disturbi più comuni; nella sperimentazione di cure alternative-naturali per i disturbi più comuni, come vaginiti da thricomonas o da monilia (aceto, yogurt, aglio, bicarbonato, ecc.); nell'utilizzazione dell'osservazione del ciclo come metodo anticoncezionale naturale abbinato all'uso del preservativo e del diaframma vaginale; nell'autovisita al seno; nella raccolta di informazioni sulla salute delle donne; nella traduzione di testi sulla salute delle donne; nella diffusione delle informazioni; nella diffusione della pratica del self-help.
I gruppi femministi di self-help rappresentano una tipologia specifica di "gruppi di auto-aiuto", movimento che affonda le sue radici nel fenomeno delle "friendly societies" inglesi della seconda metà del XIX secolo, nate spontaneamente durante la rivoluzione industriale al fine di creare reti di solidarietà e di supporto tra le masse lavoratrici. E' da questo terreno che sorgono, negli anni '30, i primi gruppi di auto-aiuto (ingl. "self-help groups"), di cui l'esempio classico è il gruppo degli "Alcolisti Anonimi". Il primo gruppo femminista di self-help si costituisce nel 1971 a Los Angeles. I gruppi di auto-aiuto sono caratterizzati dal fatto che la fonte d'aiuto è costituita dalle/i componenti stesse/i del gruppo, le/i quali si uniscono spontaneamente sulla base di un vissuto problematico, ed insieme dànno vita a percorsi ed eventi di crescita attraverso la partecipazione, le relazioni tra le/i componenti, l'autogestione.

Citazioni

"Un centro di self-help esiste ogni volta e in ogni luogo dove delle donne si riuniscono per condividere la tecnica dell'autovisita e per discutere della loro salute. Il focus è sulla condivisione delle esperienze e delle informazioni, sull'esplorazione delle differenze normali e del normale stato di salute riguardante le mestruazioni, le condizioni della vagina, il controllo delle nascite, la menopausa, la sessualità, la salute lesbica e una varietà di altri temi". Centro Femminista per la Salute della Donna di Los Angeles

"Siamo un gruppo di donne e svolgiamo insieme un lavoro che richiede un impegno costante. Teniamo ogni settimana delle riunioni aperte per tutte le donne che vogliono imparare la pratica del self-help e discutere sui problemi della salute". GFSD

"Il gruppo di S. Lorenzo era un gruppo di autocoscienza e di self-help con l'autovisita, la conoscenza dell'apparato genitale, la misurazione dei diaframmi, ed era veramente intenso il rapporto affettivo tra di noi."
Ines Valanzuolo

"Nei confronti della scienza medica e dei suoi sacerdoti abbiamo ancora tutti, uomini e donne, un atteggiamento dipendente e passivo, ma tale dipendenza e passività sono per noi donne più pericolose e cariche di conseguenze. La stragrande maggioranza di noi donne non sa niente del proprio corpo ed è portata a considerare le sue manifestazioni fisiologiche come malattie, e malattie di cui vergognarsi". Gruppo femminista per una medicina delle donne di Milano

"L'esperienza dei gruppi di self-help è stato un movimento nel movimento, considerato in qualche misura 'altro' rispetto alle correnti più teoriche del movimento stesso, una specie di 'femminismo di servizio'. Eppure noi lavoravamo per allargare la nostra coscienza, tenendo uniti il corpo e la mente come altrove accadde raramente, con un coinvolgimento personale, politico ed emotivo fortissimo". Luciana Percovich

"I gruppi per la salute degli anni '70 erano molti, diversi fra loro e in osmosi con il movimento, di cui costituivano un'area a sé. Alla metà del decennio, questi gruppi si sono trovati al centro del femminismo che scendeva nelle piazze proprio sui temi della salute e della sessualità, senza aver potuto ancora elaborare le intuizioni del self-help". Silvia Tozzi

"I gruppi per la salute che praticavano il self-help erano microisole alternative di saperi biomedici, una sorta di medicina scalza praticata da donne dai ruoli misti: dottoresse, ma anche casalinghe, lavoratrici, studentesse".  Elena Gagliasso

"L'esperienza dei gruppi di self-help costituisce una miniera di temi di riflessione nell'ambito del discorso sulla modernità e postmodernità, ancora tutta da elaborare e sulla quale confrontarsi con le nuove generazioni di donne e di uomini."
Livia Geloso

Terza giornata di Self-help riparliamone dal titolo:

"SELF-HELP, CORPOREITA' E GENERAZIONI"

Sabato 20 aprile 2013, ore 9.30-18.30

Casa internazionale delle donne di Roma - Sala Simonetta Tosi

Programma

9.30: Saluti e Introduzione Il self-help e l'approccio corporeo alla corporeità, Livia Geloso (consigliera di Archivia)
9.50: Pratiche femministe e presa di parola, Federica Paoli
10.10: Mestruazioni e generazioni, Claudia Bruno
10.30: Questo sesso che non è il sesso (articoli dalla rivista DWF), Angela Lamboglia e Valeria Mercandino
10.50: Educazione sessuale, una questione aperta, Stefania Girelli e Pina Caporaso
11.20: Il corpo delle altre, uno sguardo antropologico di genere, Serena Fiorletta
11.40: Corpi che contano?, Viola Lomoro
12.00: Formazione dei gruppi di discussione
13.00: Pausa pranzo
14.30: Ripresa del lavoro nei gruppi
16.30: Break
17.00: Relazioni dei gruppi di discussione e riunione plenaria con conclusioni
18.30: Chiusura



Lettera circolare

Archivia - Self-help riparliamone!

Archivia presenta la terza giornata di Self-help riparliamone! dedicata al tema: "SELF-HELP, CORPOREITA' E GENERAZIONI". La giornata comprende, come le precedenti: relazioni, gruppi di discussione e confronto in riunione plenaria. Il tema è scaturito dall'incontro precedente, svoltosi il 17 novembre 2012. In seguito a quell'incontro si è formato un gruppo di lavoro per l'organizzazione di questa terza giornata, nell'ambito del quale sono state preparate le relazioni che ne costituiscono il programma (vedi allegato), con l'obiettivo di offrire spunti di riflessione su self-help e corporeità da parte di donne nate negli anni Settanta e Ottanta. Le relazioni saranno disponibili sul blog e sulla pagina facebook prima del 20 aprile, per favorire il lavoro nei gruppi di discussione.
L'iniziativa è coordinata da Livia Geloso, consigliera di Archivia, che ha fatto parte del Gruppo Femminista per la Salute della Donna (GFSD) di Roma, il quale ha praticato per circa dodici anni il self-help. Il blog è coordinato da Pina Caporaso. La pagina facebook è curata da Paola Stelliferi, Pina Caporaso, Carmen Di Vito e Serena Fiorletta.
L'iniziativa Self-help riparliamone! ha tre finalità fondamentali: la diffusione delle informazioni sulla pratica del self-help; il confronto sul self-help con le nuove generazioni; la ricostruzione della storia del self-help in Italia.
La partecipazione è gratuita.
L'iscrizione è gradita sul blog www.self-helpriparliamone.blogspot.com , sulla pagina facebook "Self help riparliamone", sul sito di Archivia www.archiviaabcd.it.
Info 06.68401720/3470320176.

Per Archivia
Livia Geloso

mercoledì 27 febbraio 2013

TERZA GIORNATA DI
SELF-HELP RIPARLIAMONE
dal titolo:

"SELF-HELP, CORPOREITA' E GENERAZIONI"



Sabato 20 aprile ore 9.30-18.30
Casa internazionale delle donne di Roma
Sala Simonetta Tosi


Programma e materiali saranno a breve disponibili su questo blog e su facebook.