lunedì 3 settembre 2012

Materiali del 21 aprile (mattina) Intervento di Ines Valanzuolo

 Archivia, il self-help e le giovani donne

Grazie di essere qui! Ci conosciamo quasi tutte. Vorrei dire una cosa come preambolo ed è che non sono così soddisfatta di essere la prima a…ricordare , perché ero venuta soprattutto con l'intenzione, per una volta, di ascoltare. Per fare questo ho l’età giusta. Tuttavia mi viene chiesto di riflettere sul self-help, troppo importante per tacere. Per questo devo ringraziare naturalmente Livia Geloso e, in particolare, Pina Caporaso perché lei con il suo desiderio, con il suo entusiasmo, nel momento in cui scriveva la sua tesi, mi ha riportato a rileggere, a riguardare e a chiedermi perché, poi, così poche ragazze erano intorno a noi, noi che abbiamo negli archivi una montagna di esperienze veramente gratificanti per la loro ricchezza, per la loro forza ed anche per la loro radicalità. Infatti, molte delle ragazze che sono venute in contatto con Archivia per le tesi, la prima cosa che manifestavano, guardando i nostri documenti, soprattutto quelli dei gruppi che hanno lavorato sul corpo, era la percezione di trovarsi davanti a materiali tra i più rivoluzionari che potessero immaginare. Mi sono resa conto allora che proprio gli argomenti tra i più scottanti e i più decisivi di quegli anni sono quelli che hanno avuto minori testimonianze e minore diffusione della documentazione.
Perché la pratica era spesso una pratica sotterranea, nascosta, in cui davamo tutte noi stesse con un entusiasmo che non vi sto a dire. Anzi, su questo mi voglio limitare, perché sono convinta che le donne come me, per esempio, se cominciano a toccare questi tasti, poi, si sbrodolano addosso. Per le testimoni come me ci sono solo due possibilità: possiamo aiutare a rileggere i documenti, a ricostruire la storia;  possiamo fare "agiografia" con tutte le gratificazioni e le delusioni connesse.
   Allora, per evitare quest'ultima cosa, mi sono organizzata scrivendo alcune cose che, a mio avviso, bisognerebbe andare a rileggere, in quell'ambiente così stimolante che è Archivia. Lasciatemi dire a,  proposito di Archivia, che siamo delle privilegiate. Rileggere però  senza l’illusione di poter ricreare, rivivere qualcosa che è nato da un contesto diverso dal nostro ma che lo ha motivato profondamente.  Infatti, se qualcuno negli anni Settanta ci diceva che stavamo facendo cose assurde, noi eravamo convinte che avevamo ragione, che quelle cose le dovevamo fare. Tornando all'oggi, mi chiedo: perché tanto silenzio? E non è perché non esistiamo più, o perché non ci siano più giovani di buona volontà, ma perché sono persi/e nel cercare quelle motivazioni che noi abbiamo trovato perché costrette.
   Penso, per esempio, alla situazione della mia di famiglia, certo, generosa, affettuosa, ma molto repressiva; alla vita in una piccola città, come quella da cui venivo io, dove il controllo sociale era categorico. Per esempio, se si usciva al buio con un ragazzo, il giorno dopo, a scuola, si poteva finire  in presidenza. Venivamo da queste situazioni e, allora, era necessario prendere certe iniziative e l'abbiamo fatto.
   Vengo, ora, ai miei appunti. Ho riletto alcuni documenti presentati nel nostro blog e ne ho tratto uno stralcio, alcune righe che, secondo me, contengono le cose che se, oggi, in un contesto completamente diverso, fossero ripresentate, troverebbero senz'altro molte giovani donne disposte a coglierle. Vi leggo queste poche righe. Inizio dal testo di Pina Caporaso, "Il self-help visto da me", in cui viene citato qualcosa che per noi era molto importante. Pina dice: "In questo approccio al corpo l'aspetto più dirompente è probabilmente il percepirlo come unità tra psiche e soma, imprescindibile dal fattore umano ed emotivo che lo governa, tanto estraneo ad una scienza  e ad una medicina presuntuosamente onnipotenti e dichiaratamente infallibili." Questo motivo è ancora tutto quanto da sottoscrivere. Certo, quella di oggi non è la medicina di allora. Se ripenso ai metodi che usavamo allora, come il diaframma, che ci era tanto caro so che, oggi, non si trova più e non difende da problemi come l’ ADS. Però, qualcosa che abbia quel valore dirompente che allora ebbe la conoscenza del nostro corpo, credo si possa trovare. Continuo a leggere da Pina: "Con le sue pratiche il self-help cerca di sottrarre ai medici e agli ospedali la gestione della salute e della fisiologia femminile." Per inciso, rispetto all'oggi, accenno al mio impegno sul tema delle biotecnologie nel tavolo sulla bioetica e la legge 40, questo è un altro argomento su cui lavorare e che è ancora troppo sullo sfondo. Quindi, i temi della salute e della fisiologia femminile, così come sono stati trattati dai gruppi di self-help, è qualcosa su cui si dovrebbe lavorare, anche perché c'è tanto interesse male indirizzato, oggi, riguardo alla salute, all'ambiente.
   Ora, leggo da un testo del GFSD (Gruppo Femminista per la Salute della Donna) una piccola frase di Patrizia Regazzoni, che per me è stata fulminante per come mi ha riportato indietro: "Quel giorno (il giorno in cui ho fatto per la prima volta il self-help, l'autovisita) per me, che non avevo neanche mai visto il seno di mia madre, fu indimenticabile. Poi, fu bello studiare insieme, confrontarci." Quel seno di sua madre "mai visto" è qualcosa che appartiene alla storia di molte donne della mia generazione come l'estraneazione dal proprio corpo. Io, per esempio, ho partorito due volte senza conoscere per niente il mio corpo finché non ho incontrato Simonetta Tosi. Certo, questa situazione dirompente, oggi, non esiste più ma esisterà qualche altra cosa che crei il momento innovativo e indimenticabile di Patrizia, intendo la meraviglia di trovarsi davanti ad un corpo femminile svelato, per la prima volta .Non possiamo ritrovarci in quella stessa situazione, oggi il nostro corpo è esposto, bistrattato, sezionato………
   Poi, fondamentale è, a mio avviso, il libro di Luciana Percovich, "La coscienza nel corpo". Da questo libro traggo due punti fondamentali. "Sembra - dice Luciana nell'Introduzione - che tutti abbiano dimenticato che la spinta verso l'esplosione d'interesse per la salute delle donne e per un approccio diverso al concetto di 'cura' è nata circa trenta anni fa da una sollecitazione politica e non commerciale o semplicemente medica. (...) Non si è trattato, però, di un progetto politico studiato a tavolino né monolitico nelle sue manifestazioni, ma di un sistema di pratiche per modificare le radici stesse della sopravvivenza partendo dai nostri corpi." La molla, quella che dovrebbe scattare ancora oggi, a mio avviso, anche in una situazione diversa, è proprio il desiderio di modificare le radici della nostra sopravvivenza partendo dai nostri corpi. Questa, a mio avviso, è una cosa fondamentale, una cosa che nessuno, oggi, potrebbe negarci che sia importante. Chi è di noi che non capisce che dovevamo modificare gli aspetti dell'esperienza divenuti insopportabili? E oggi tutte noi se ci guardiamo e ci chiediamo come stiamo, ci rispondiamo: "Che me lo chiedi a fare? C'è una situazione insopportabile." Ce lo diciamo quotidianamente. Abbiamo vissuto gli "anni di piombo", ma questi non sono meno pesanti, anzi! Quindi, possiamo affermare che le motivazioni ci sarebbero per ritrovarci insieme.
   Per concludere: Pina sottolinea nel self-help l'approccio al corpo come unità psiche-soma; Luciana la spinta alla modifica delle radici della sopravvivenza; e Patrizia parla di una specie di rivoluzione incruenta, uno "svelamento" del corpo della donna di fronte ad un'altra donna.
Il contesto è il desiderio di capire esaminando l'attualità con la messa in discussione di tutta la situazione socio-politica ed etica. Ci vuole di nuovo una pratica tra donne sollecitate dal desiderio di modificare questa situazione. Anche se oggi i nostri corpi sono scoperti e non ci svelano quasi più niente. Io sento piuttosto il desiderio di coprire, sento il bisogno d'intimità. Dove sono le situazioni insostenibili per la nostra sopravvivenza, dove i motivi per una pratica altrettanto efficace? Quali sono i nostri desideri? Speravo di parlare di queste cose per ultima, perché cerco delle risposte dall'incontro di oggi, soprattutto dalle ragazze coraggiose che sono qui.                  

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