venerdì 13 gennaio 2012

Il self-help a Bologna

"Nella primavera del 1974, alcune donne del movimento femminista bolognese parteciparono ad un convegno a Roma, organizzato per diffondere il self-help delle donne che le americane avevano già cominciato a praticare con successo. Anche per noi fu un'illuminazione...


Tornate a Bologna piene di entusiasmo e di impazienza, andammo nel nostro "facebook" di allora, cioè andammo in piazza Maggiore, e invitammo tutte le compagne a provare con noi questa stupenda novità, suggerendo anche di procurarsi un piccolo speculum di plastica. Io il mio lo conservo ancora. Una compagna mise la casa a disposizione, perché era necessario uno spazio privato ovviamente. Il giorno fissato anche le scale erano occupate da una fila lunghissima di donne, molte con uno speculum nella borsa. ... Naturalmente non riuscimmo a far fare la visita a tutte, però facemmo in modo che ognuna potesse vedere di cosa si trattava. L'autovisita appassionò tante donne e si diffuse. ...nelle riunioni di self-help si respirava un'intimità e una complicità particolari. ...Finalmente con l'autovisita, usando uno specchietto e una pila opportunamente orientati, potevamo vedere il nostro sesso...E così ciascuna imparò ad amare di più il suo corpo e quello delle altre. ...Cominciammo a ricevere del materiale dalle compagne di Roma del Gruppo Femminista per la Salute della Donna (GFSD), che ci insegnava a riconoscere con l'autovisita le infezioni ginecologiche e a curarle in maniera alternativa: aglio, yogurt, aceto diventarono le nostre medicine abituali. Già da qualche anno molte donne del movimento femminista avevano cominciato a studiare le erbe. Non so quanto fossimo coscienti del fatto che stavamo riprendendo in mano l'eredità delle streghe, le nostre antenate ribelli."
Sandra Schiassi, 2011




"La nostra esperienza di self-help parte dal convegno di Roma dell'anno scorso. Siamo in una decina, proveniamo da gruppi femministi diversi anche se siamo legate, in qualche modo, da passate esperienze comuni, da rapporti di amicizia e, soprattutto, da una precisa analisi sull'aborto e più confusamente sulla ginecologia. L'impressione che ne ricaviamo è abbastanza concorde: più che cogliere tutti i possibili aspetti del problema, ci rendiamo subito conto delle potenzialità di questa pratica. Rapporti con la medicina e, quindi, riappropriazione degli strumenti da sempre usati contro di noi, analisi politica degli anticoncezionali, dell'aborto, delle "malattie" delle donne (dalle mestruazioni alle comuni infezioni) e, dall'altra parte, conoscenza-riappropriazione del nostro corpo...Dall'autovisita scopriamo come siamo fatte dentro con un senso di meraviglia e di paura. Abbiamo, per la prima volta, un rapporto reale con il nostro utero e la nostra vagina, e li riconosciamo come parti di noi stesse. Sperimentiamo il rapporto diverso che si viene a creare tra noi e quelle che ci insegnano a mettere lo speculum, provando prima di tutto su se stesse, rovesciando il rapporto medico-paziente."
Da Siamo isteriche pubblicazione in attesa di autorizzazione, 1976

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